lunedì 20 giugno 2011

Un trip trop fatt parte 4

Ero sempre più confuso e non avevo la minima idea su dove trovare del buon tabacco rollato, poi, non so neanche per quale motivo decisi voltarmi e scopri con sommo piacere che ero seduto proprio davanti un tabaccaio aperto ventiquattro ore su ventiquattro, ovviamente mi ci fiondai dentro e provai a comprare un pacchetto di sigarette, ma qual sventura, non avevo soldi addietro, quindi decisi di pagare in capre ,merce di cui non sono mai a corto, quindi ottenute le sigarette e ,dopo essermene fumata una , decisi di ripartire conscio che ormai mancava poco alla casa di Serena e che finalmente avrei potuto concedermi una fantastica e leggendaria dormita.
Stavo camminando bello tranquillo quando mi accorsi che con la mia tenuta funky ero decisamente troppo vulnerabile ed esposto a rischi e che quindi mi sarei assolutamente dovuto camuffare, ma da che cosa e soprattutto come? Dovevo vestirmi da qualcosa che incutesse timore, qualcosa che nessuno avrebbe infastidito, qualcosa di malvagio e la risposta risiedeva dentro la mia scarpa  destra perché dentro ci tenevo sempre il mio amato travestimento da Hitler, ora mi mancava solo un mezzo di trasporto adeguato al mio travestimento.
Mi appostai dietro a un cespuglio in attesa che passasse qualche sprovveduto a cui rubare il mezzo di locomozione e grazie alla mia buona sorte non dovetti attendere molto in quanto passò proprio li davanti una bambina pollo su una graziosa bicilettina rosa con le rotelle, saltai fuori dal cespuglio urlando con tutte le miei forze “wololo”, la bimba pennuta mi guardo e disse “signor Hitler lei è davvero un imbecille, non mi stupisco che abbia perso la guerra”, essendomi calato completamente nelle parte del führer mi incazzai come una biscia e le diedi un pugno dritto in mezzo agl'occhi e, con mia grande soddisfazione, la feci svenire, dopo di che partii a tutta velocità su quel performante bolide, epico successo.
Il piano avevo funzionato alla perfezione e stavo sfrecciando sull'asfalto, era tutto perfetto, se non fosse stato che mi ero dimenticato un piccolo particolare che si rivelò essere molto importante, lungo la strada si trovava la palestra dei rabbini combattenti e credo che non debba aggiungere nulla per farvi capire come andò a finire, ma lo faro comunque, all'improvviso mi balzò davanti un enorme rabbino palestrato che mi bloccò con una sola mano e con sguardo truce mi disse: “ehi te idiota ti stai per caso prendendo giuoco di noi?” io che non ero ancora uscito dalla parte gli risposi senza pensarci “nain io non farei mai qualcoza di cozi ztupiden, ma ze volete potrei raccontarvi una barzelleten su juden in campen di concetramenten”, probabilmente non gli piacevano le barzellette perché mi ritrovai in mutande legato a un termosifone, credevo davvero di essere spacciato, ma grazie agli dei i giudei avevano dimenticato un telefono li vicino e io ne approfittai per chiamare il mio amico palestinese Mohamed e implorarlo di salvarmi, lui accetto volentieri perché odiava gli ebrei e ogni occasione era buona per prendere a calci le loro chiappe palestrate.
Adesso non mi rimaneva altro da fare che aspettare che arrivasse Mohamed con i suoi uomini, ma i rabbini non avevano voglia di aspettare ed erano già pronti a farmela pagare facendomi una circoncisione fashion, dovevo inventarmi qualcosa che gli avrebbe distratti e grazie al mio ingegno avevo già un idea grandiosa in mente, gli proposi di fare un torneino a pro evolution in compagnia di qualche birra e qualche canna, loro non poterono far altro che accettare.
Ci volle un po' di tempo prima che finissimo di discutere per le squadre e iniziassimo a giocare ed io ero sempre più fatto, credo che nessuno sia stato in condizioni più pietoso tranne Grande Puffo quando provo un peyote, anyway ero riuscito ad arrivare fino alla finale usando il Chievo, un impresa che definire leggendariamente epica è poco. 
Quando Mohamed fecce irruzione ci rimase molto male non appena gli spiegai che era stato tutto risolto e che non c'era nessun bisogno di calciare giudei e già che c'ero ne approfittai per chiedergli un passaggio fino a casa di Serena, lui purtroppo mi disse che non poteva perché aveva dimenticato la nonna sul fuoco e che doveva tornare subito a casa per evitare che si bruciasse, dopo di che sparì facendo un'uscita alla Spidy Gonzales benché non fosse messicano.
Era già tardissimo, quindi minuto più o minuto meno non mi avrebbe cambiato molto quindi decisi di continuare la finale che con grande disonore persi sei a zero che più che il risultato di una partita di calcio sembrava una partita di tennis, abbattuto dall'atroce disfatta riparti sul mio super velocipede rosa ascoltando del gangsta rap da vero nigga. Obviously serviva l'abbigliamento adatto ed è per questo che mi fermai dalla bottega di Afrofred per comprarmi degl'abiti da vero rapper nero del ghetto e un bel ferro, ora si che mi sentivo un vero gangster super gasato pronto a distruggere tutto quello che avevo davanti, l'unico problema è che ero imbarazzantemente bianco e il mio pene misurava solo ventun centimetri e quindi era di dieci centimetri sotto la media dei neri, ma cercai di non farci caso e ricomincia a macinare chilometri super preso bene.

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